Giuseppe Delmonte
“Era il 1997, la mattina del 26 luglio. Non pensavo che sarebbe successo. Le dicevamo: vedrai che ti lascerà in pace adesso che vi siete lasciati. Non siamo riusciti a fermarlo”.
L’Associazione porta il nome di Olga Granà, mamma di Giuseppe Delmonte, uccisa dall’ ex marito per strada a colpi d’ascia in provincia di Varese. Giuseppe aveva solo 19 anni ed era il più piccolo di tre fratelli. Nonostante i suoi genitori si fossero separati, suo padre ha continuato per anni a perseguitare la sua mamma. La seguiva ovunque, era ossessionato da lei, non accettava il fatto che lei lo avesse lasciato. Era il classico padre padrone. Giuseppe ricorda che in casa c’era un clima di terrore, non era permesso usare l’acqua calda e i regali che ricevevano per Natale venivano immediatamente distrutti o buttati dal padre.
Olga aveva denunciato più volte l’ex marito alle forze dell’ordine, ma i carabinieri le aveva risposto che non potevano fare nulla.
Non c’erano ancora le leggi sullo stalking e sul femminicidio, e così nessuno ha aiutato né Olga né i suoi tre figli.
Dopo lunghi anni di rimozione e silenzio ha trovato la forza di rielaborare l’accaduto grazie ad un bravo psicologo, che si è pagato di tasca propria senza aiuti da parte dello Stato, ed ora non vuole più tacere!
Oggi Giuseppe ha 47 anni, è diventato un affermato strumentista di sala operatoria e studente di psicologia, anche senza aiuti dallo Stato, si è rimboccato le maniche, e passo dopo passo si costruito una vita ed ha realizzato un sogno rimasto per troppo tempo nel cassetto della memoria. Portare avanti la sua battaglia in difesa dei più deboli e facendo capire che per fermare la violenza è necessario un cambiamento culturale.
“Cara mamma Olga porterò la tua storia, la tua fame di libertà in giro per l’Italia e non solo. Con la speranza di cambiare davvero la società.”